Ma come, nella tanto bistrattata Cuba i dissidenti possono riunirsi liberamente?

A Cuba negli scorsi giorni si è tenuta un’assemblea pubblica anti-castrista. Ampi settori della stampa occidentale (compresa quella di certa “sinistra”) gongolava nell’attesa di una repressione da parte di quello che viene comunemente considerato il regime tirannico di Fidel. Un’occasione ghiotta per attaccare nuovamente l’isola caraibica e per rimpolpare tutta una serie di luoghi comuni contro il suo ordinamento socialista. Ma tutto ciò non è successo: il governo ha tollerato la riunione (e chi conosce realmente Cuba non si stupisce!), le forze dell’ordine si sono tenute a debita distanza, e un centinaio di dissidenti-mercenari ha potuto gioire (contenti loro) nell’udire il messaggio di solidarietà di George Bush. Lo stesso Bush che, foraggiando criminali mascherati da dissidenti (leggi Luis Posada Carriles), favorisce di fatto il terrorismo internazionale! Dire che a Cuba i “dissidenti” possono riunirsi liberamente, purché vero, sarebbe stato troppo audace, ed ecco che subito viene montato il caso: il “regime” avrebbe espulso dei liberi giornalisti italiani per evitare la copertura mediatica dell’evento. Come al solito una menzogna: i giornalisti italiani provvisti di regolare visto hanno potuto documentare tutto quanto senza problemi. Chi non ha potuto farlo, erano dei giornalisti entrati illegalmente nel Paese: a Cuba, infatti, come ad esempio pure negli USA e in Italia, chi esercita una professione sul territorio nazionale deve disporre di un visto diverso da quello turistico, cosa che i cronisti in questione hanno volutamente e provocatoriamente evitato. Un atto irrispettoso delle leggi e della sovranità nazionale di Cuba e pertanto perseguito!

Pubblicato il 23 giugno 2005, in Internazionale con tag . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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