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Come valutare la lotta anti-UDC di Berna?

Manifestazione antifascista a BernaSul quindicinale “Solidarietà” edito dal Movimento per il Socialismo (Mps) del 18 ottobre 2007 il compagno che si firma “Luca Sabatini” affronta la tematica della manifestazione bernese che ha visto gruppi autonomi scontrarsi con le forze dell’ordine chiamate a difendere l’Unione Democratica di Centro (UDC) nella sua “Marcia su Berna”. Un corteo dal titolo provocatorio accompagnato da un’operazione mediatica rivoltante basata su pecore nere e culto della personalità.

Media svizzeri ed esteri
Se Sabatini nota correttamente come la stampa svizzera si sia unita nel condannare gli autonomi per aver leso la “libertà” di manifestare dell’UDC, dimentica di vedere come, invece, gli stessi fatti siano stati trattati a livello internazionale: non pochi giornali europei parlavano infatti di tafferugli nati per bloccare il partito “xenofobo”, scontri che quindi assumono – giustamente – una valenza se non positiva, perlomeno comprensibile e legittima.

Antifascisti allarmisti?
Il Nostro continua poi sostenendo che “non funziona denunciare un’UDC di estrema destra o addirittura neofascista, contrapporsi dunque di conseguenza in maniera allarmistica e violenta”. Sabatini può sempre rifugiarsi nel dogmatismo di qualche manuale di trotzkismo e forte di ciò affermare che chi vede nell’UDC una forza “neofascista” e di “estrema destra” sia soltanto un “allarmista” (e magari anche un “casseur”), sbaglia però l’analisi dello stato di cose reale, tipicamente marxista: che l’UDC si possa definire di estrema destra è difficilmente dubitabile; che l’UDC sia fascista in senso stretto o meno, se ne potrà discutere dal lato teorico in una facoltà di scienze politiche, ma nella pratica e in senso generale è alquanto temerario affermare che non lo sia!

Propaganda gratuita?
Nell’articolo di Sabatini, che ha il difetto di avere un tono molto “intellettuale”, si sostiene che la strategia adottata per contrastare l’UDC abbia in realtà rinforzato la stessa. In questo discorso è sottintesa una critica a quella parte della Sinistra (Partito comunista, anarchici e autonomi vari) che ha attivamente partecipato alla contromanifestazione. L’UDC a seguito degli scontri avrebbe avuto un risalto maggiorato: questa la tesi di Sabatini, che in fondo poco di distingue da quella della Socialdemocrazia. Il risalto l’UDC lo avrebbe avuto con o senza gli scontri di Berna: i massa-media che determinano nei fatti non solo i modi ma spesso anche i contenuti della politica hanno favorito tutto questo, di certo la colpa non sta solo nella strutturale incapacità di comunicare in cui versa il PS.

Che fare?
A Berna si trattava di decidere se lasciare via libera a un manipolo di teste rasate, avanguardia dei patriottardi blocheriani, oppure se rendere evidente il limite oltre il quale razzisti e neofascisti non possono arrivare. Com’è vero che il fascismo non è un’opinione ma un crimine, non dovrebbe esserci dubbio a Sinistra sul fatto che ad esso debba essere impedito di esprimersi. L’uso della violenza? Se la Polizia difende i fascisti e provoca gli antifascisti fino a spingerli allo scontro possiamo come comunisti fare del moralismo nonviolento? Per capire la dinamica in cui si inserisce il ricorso alla violenza bisogna essere immersi nella situazione concreta e Sabatini non credo lo fosse.

Gli apprendisti sì, gli studenti no!

Articolo di Massimiliano Ay e Leonardo Schmid, candidati al Granconsiglio per il Partito del Lavoro / Giovani Progressisti

Il sindacato UNIA ha lanciato un’iniziativa per offrire agli apprendisti l’abbonamento “Arcobaleno” gratuito. Questo perché il Cantone per risparmiare sta concentrando per professioni i vari centri di formazione per apprendisti. Ecco quindi che ad esempio un apprendista montatore elettricista di Locarno si trova costretto a frequentare la scuola professionale a Biasca, perché lì si è deciso di riunire tutti coloro che seguono quel dato tirocinio.
Abbiamo preso atto di questa proposta di UNIA e ci chiediamo se non sia una mossa pre-elettorale di qualche segretario sindacale del PS o del MPS. Già, perché il Sindacato Indipendente Studenti e Apprendisti (SISA) unitamente ai Giovani Progressisti e al Partito del Lavoro già nel 2005 (ben lontani dalle elezioni) aveva denunciato il fatto che con il progetto del DECS di concentrare le scuole professionali si creavano situazioni difficili circa la mobilità dei giovani, e il deputato del PdL Fausto Gerri Beretta Piccoli aveva pure presentato un’interrogazione in Granconsiglio. Allora, però, da UNIA e dai partiti ad essa legati, solo un assordante silenzio: si vede che allora non c’era bisogno del voto degli apprendisti maggiorenni!
L’iniziativa di UNIA va certo sostenuta, ci mancherebbe, è pur sempre un miglioramento per gli apprendisti, però la cosa va analizzata bene: si tratta di una proposta moderata. La moderazione della proposta di UNIA sta non solo nel non voler lottare per mantenere le professioni nelle diverse sedi, ma pure nel fatto che UNIA riconosce solo agli apprendisti il problema degli spostamenti. Il Sindacato degli Apprendisti SISA, invece, dal canto suo chiede da diverso tempo – attraverso una petizione (presente sul sito http://www.sisa-info.ch) – di rendere gratuiti tutti i mezzi pubblici per i giovani in formazione in generale, che siano studenti privi di reddito o che siano apprendisti sottopagati! Non è una proposta estremista: a Ginevra si voterà se offrire a tutti i cittadini i mezzi pubblici a gratis, in fin dei conti li si finanzia già con le imposte!
Il SISA, così come i Giovani Progressisti e il PdL, lotta affinché tutti possano accedere al tirocinio della professione desiderata. Da quando nella formazione professionale è avvenuta la riforma (era il 2005) il numero, ad esempio, degli apprendisti falegnami nel Mendrisiotto è drasticamente sceso: sarà un caso che ora devono andare a scuola fino a Biasca?

Il Consiglio Cantonale dei Giovani non sarà un soviet, ma è comunque interessante!

Bisogna dare atto al Movimento per il Socialismo (MPS) di essere sempre stato molto coerente nei confronti del Consiglio Cantonale dei Giovani (l’ex-Forum dei Giovani). Le critiche rivolte da questo partito rimasto fermo al palo del “trotzkismo” anni ’30 sono però in alcuni aspetti sinceramente ridicole e meritano di essere confutate da Sinistra. Sì, perché far credere all’opinione pubblica che il giudizio della Sinistra sia tanto distruttivo nei confronti di ragazzi che si impegnano per un progetto come il Consiglio Cantonale dei Giovani sarebbe alquanto dannoso oltre che inveritiero. Va precisato – a mo’ di premessa – che personalmente non vi ho mai partecipato attivamente: ho però avuto il privilegio di collaborarci l’ultimo anno e me ne sono fatto un’idea. Il mio è quindi un discorso assolutamente distaccato, da osservatore esterno, ma certo influenzato dalla mia quotidiana esperienza fra i ragazzi in età liceale o di apprendistato.
Dice l’MPS che il Consiglio dei Giovani è istituzionalizzato. Sì, è vero, nel senso che è previsto dalla legge e si rifà allo Stato. Ma necessariamente tutto ciò che è istituzionalizzato è negativo? In fin dei conti anche l’MPS tanto contrario alle istituzioni ha presentato alle elezioni una lista non solo per il parlamento ma persino per il governo. Lasciatemi dire qualcosa di Sinistra, tanto per farmi capire degli MPSsini: se siamo veri rivoluzionari non possiamo non essere anche concreti e pragmatici, sfruttando tutte le possibilità di partecipazione (per quanto minime possano essere) che comunque questo iniquo sistema ci offre. Saremmo contro-rivoluzionari solo se ci limitassimo a questo, dimenticando la lotta militante fra la base e sul territorio. Ma tutti sanno che questo, certo, non è il nostro caso.
Dice l’MPS che il Consiglio dei Giovani è una trovata della borghesia per distogliere l’attenzione dei ragazzi dai loro problemi quotidiani a scuola o sul posto di lavoro e per incanalarli, sia loro sia le discussioni e le proteste, in una struttura – appunto – istituzionalizzata e quindi vuota, controllabile e fine a se stessa. Che la classe politica, autorizzando la creazione del Consiglio dei Giovani, abbia pensato effettivamente a ciò, non lo posso escludere: che molti politici lo considerino un mero esercizietto civico, un contentino per i giovani che reclamano di non essere mai ascoltati, è sicuramente vero; non è vero però che il Forum (come ci piace ancora chiamarlo) abbia allontanato i ragazzi dall’azione diretta e dall’analisi critica, anzi è stata ed è tuttora un’interessante palestra politica e da quello che ho potuto vedere nemmeno troppo burocratica: non sono pochi i ragazzi che hanno partecipato al Forum e che oggi sono attivi nelle assemblee studentesche delle rispettive scuole, che sono diventati sindacalisti del SISA, che vogliono prendere parte al processo politico “vero” e “adulto” in maniera costruttiva (qualcuno va in consiglio comunale, qualcun altro prende contatto con associazioni attive in determinati ambiti che magari proprio durante i work-shop del Forum sono stati approfonditi suscitando una passione, ecc.). Nonostante tutto, quando certa destra accusava il Forum di essere una “fucina della rivolta sociale” non aveva tutti i torti: a me fa solo piacere, strano che non lo faccia ai compagni dell’MPS che sono sempre più a sinistra di tutti.
Dice l’MPS che il Consiglio dei Giovani non è rappresentativo. Ma se l’MPS non vuole le elezioni in miniatura, non vedo cosa si possa fare per rendere il Forum più rappresentativo: il problema infatti non è tanto quello della rappresentatività ma piuttosto quello della partecipazione. Il Consiglio dei Giovani è infatti aperto a tutti: chiunque si può iscrivere e prendervi parte (non ci sono elezioni, non ci sono delegati, non ci sono selezioni in base all’ideologia di ciascuno). In questo senso si dovrebbe favorire la presenza nel Forum di tanti giovani, delle più disparate opinioni: la partecipazione deve essere favorita dalle scuole, dalle giovanili di partito, dalle associazioni civili e sociali, dalle gioventù sindacali, ecc. Lo dovrebbe favorire lo stesso MPS, così magari uscirebbe un attimo dal suo guscio settario di unico portatore della verità rivoluzionaria. In fin dei conti il cosiddetto “entrismo” era pratica corrente, una volta, dei “trotzkisti”. Tutto ciò– l’avrete capito – è però più una questione di partecipazione, che di rappresentatività.
L’MPS ha tuttavia ragione quando afferma che le risoluzioni del Consiglio dei Giovani non hanno un seguito reale, ma questo è un problema della classe politica, un deficit democratico del nostro governo. Intanto, però, come consolazione, possiamo dire che una certa quantità di ragazzi ha discusso su un tema (in futuro magari più temi e tutti di stretta attualità), si è informata e ha elaborato una posizione. Tanto meglio, quindi, se il Forum diverrà realmente un Gran Consiglio giovanile. E’ compito dei sinceri democratici quello di battersi affinché le parole dei giovani non rimangono solo nell’aria.
L’MPS continua la sua arringa contro il Consiglio dei Giovani dell’anno corrente accusandolo di non aver discusso del tema “Giovani e mondo del lavoro” che si era invece prefissato. L’MPS al Forum non c’era e quindi non lo può sapere, ma i ragazzi della tematica in questione ne hanno comunque parlato: hanno sentito relazioni del sindacato, del padronato, del DECS; hanno posto domande; si sono fatti un’idea dalle varie angolature degli interessi in gioco, delle contraddizioni, delle problematiche e hanno visto pure qualcuno che polemizzava. Certo, non hanno potuto approfondire molto l’argomento, ma questo perché, visto il numero più basso del previsto di partecipanti, i ragazzi hanno preso atto con molta maturità che esistono dei problemi e si sono riservati il tempo per rifletterci e per proporre delle soluzioni. Il Consiglio dei Giovani quest’anno ha parlato su se stesso: non è un male – come crede invece l’MPS – è al contrario un momento di autoanalisi critica molto importante. L’MPS sostiene pure che le proposte presentate dai giovani siano una degenerazione burocratica della struttura. Farneticazioni: per i trotzkisti tutto quello che non è loro è burocratico! O forse è vero: è burocrazia, ma io personalmente non ho mai visto il Forum come un comitato d’azione o un movimento politico, lo vedo piuttosto come un luogo in cui i ragazzi possano avvicinarsi un po’ alla discussione di questioni piuomeno attuali, a problematiche reali che spesso a scuola non si può o non si vuole affrontare, niente di più. Adesso forse capisco il ragionamento del MPS: il Forum non è manipolabile ai fini della rivoluzione proletaria permanente, per questo fa schifo ed è inutile.
Ragazzi: non dovete odiare i comunisti perché leggete questi commenti del MPS. Io che sono comunista ve lo garantisco: non siamo tutti così!

Rivalutare il Movimento Studentesco Unitario ticinese

Lettera aperta del 5 febbraio 2005 ai militanti del Movimento Studentesco Unitario, organizzazione mantello degli studenti ticinesi.

Care compagne, cari compagni,
con questa mia non intendo ritrattare le mie posizioni espresse a suo tempo, dissociandomi dal Movimento Studentesco Unitario. Al contrario intendo – su gentile richiesta di alcuni compagni – argomentarle meglio, fornendovi se lo vorrete delle possibili basi analitiche su cui impostare lo sviluppo del MSU. In alcune parti approfitterò dell’esperienza raccolta dal SISA in questo suo primo anno di vita, per certi versi esemplare. Difendere la nostra storia. Desidero qui rispondere al messaggio di Amedeo sul forum del MSU in cui mi dà del ridicolo per aver ribattuto con insistenza agli attacchi di Phantom alias Matt. Difendere il Movimento di cui ho fatto parte e che nelle vacanze estive io e altri compagni, all’interno del SISA, abbiamo progettato e fortemente voluto, non mi sembra una cosa ridicola, semmai è ridicolo il fatto che tale Movimento non abbia mai studiato una strategia chiara per difendere il proprio vissuto e il proprio essere dagli attacchi revisionisti. Ricerca dell’unità. Concordo invece con la sostanza dell’intervento di Deivz sullo stesso forum, nel senso che il MSU ha cercato in modo sincero di essere “unitario”. Tanto unitario, tanto aperto, da permettere che le e-mail interne potessero essere lette anche al di fuori del movimento… ma per me questo non significa “unità”, significa soltanto “irresponsabilità”! E nessuno mi chieda di controllare i toni! L’MSU ha fatto una autocritica forte in alcuni aspetti che forse sono secondari, a mio modo di vedere. E ciò non ha portato a molto, perché le critiche non venivano da una base onesta, pronta a criticare per impegnarsi in prima persona, ma da saputelli che pretendono un movimento studentesco a loro immagine senza sporcarsi le mani con la politica! Una situazione simile è accaduta al SISA nei primi mesi di attività: abbiamo perso un sacco di tempo su questioni formaliste per venire incontro alle critiche dei compagni o anarchici o spontaneisti. Ebbene, anche cambiando, le critiche distruttive e settarie, sempre le stesse, non si sono affatto arrestate e non abbiamo avuto un miglioramento effettivo del nostro lavoro, al contrario! Così facendo, ascoltando certe critiche che andavano invece ignorate abbiamo perso molti compagni che non condividevano lo spirito anarcoide e destrutturato che avevamo imboccato! Le critiche vanno ascoltate solo se fatte da compagni che vogliono sinceramente il bene (la vittoria!) del Movimento (con la M maiuscola), se sono basate onestamente su fatti reali (e non su interpretazioni parziali e “tirate per i capelli “della realtà), e se costruttive. Se non tutte queste condizioni sono poste, allora le critiche vanno semplicemente rifiutate e rimandate al mittente senza rifletterci troppo. Smettendola insomma di fare del falso moralismo pseudo-democratico! Tutti sanno le mie riserve – per i motivi di cui sopra – nel tentare a tutti i costi di coinvolgere certa gente. Tali mie riserve non erano dettate dal fatto che sono settario, il motivo è tutt’altro: ho lavorato a lungo con i cosiddetti “moderati” e so distinguere chi lo è realmente e onestamente da chi si definisce tale solo per comodità mentre ha il solo intento di lavorare contro, di boicottare l’azione comune, di mettere i bastoni fra le ruote, o semplicemente di non fare niente e di diffondere indifferenza. Le mie riserve di allora, oggi, si sono quasi del tutto verificate. Cos’è l’unità? “Unitario”, attenzione, non significa però “unico”! E soprattutto non significa cedere alla dittatura della maggioranza: …e quindi se la maggioranza degli studenti è moderata, allora il MSU deve essere moderato? Col cavolo! L’MSU deve riunire chi ha un obiettivo comune, non deve riunire il mondo intero. L’MSU deve smetterla di sentirsi legato alle assemblee di sede, sono i Comitati a doverle rispettare, non un movimento indipendente cantonale che NON è (forse lo sarà in futuro, ma non è questo il discorso, adesso) l’organo di coordinamento dei Comitati. L’unità è una cosa seria e la formula forse più completa nell’attuale panorama giovanile l’ha saputa dare il SISA, sia al suo interno (con i gruppi d’interesse autonomi), sia – in settembre – insistendo per costituire il MSU come organizzazione mantello, come confederazione, in cui ognuno potesse mantenere intatte le proprie identità in una strada comune verso una comune meta. L’MSU ha riunito le organizzazioni che volevano dare una risposta forte al Preventivo 2005 e c’è riuscito (non totalmente, ma almeno in una parte soddisfacente), ora l’MSU dovrebbe capire quale prossimo obiettivo raggiungere e quindi in base a quello cercare chi è concorde nel procedere insieme. Un obiettivo da perseguire. L’obiettivo comune non è collaborare coi docenti di italiano nel far redigere componimenti sulla scuola ideale agli allievi! Questo è semmai un mezzo; ma anche qui non può essere l’unico mezzo di un movimento antagonista che lotta per una scuola concepita in maniera strutturalmente diversa. Ci vuole anche un lavoro teorico di ricerca e analisi alle spalle, che non può venire da studenti che – non per colpa loro! – di tutto questo non ne hanno mai sentito parlare (un Dipartimento che ovviamente non ha interesse a promuoverlo, dei docenti che non lo trattano, dei movimenti studenteschi che o se ne fregano o non hanno i mezzi per farlo). La nostra base è piena di potenzialità, ne sono convinto. Tanto è vero che abbiamo dato vita per la prima volta in Ticino al sindacalismo di base fondando il SISA prima, e oggi progettando il nuovo Sindacato inteprofessionale SIP (www.sindacati.ch). Ma se è piena di potenzilità, la nostra base (e a volte pure certi rappresentanti studenteschi) rimane comunque in questa fase storica e in questo contesto sociale anche del tutto politicamente analfabeta (e qui non c’entra nulla il far parte o meno di un partito! Mi raccomando non confondiamo!): per questo la nostra sfida è quella di essere un’avanguardia studentesca che sappia parlare alla base cercando di coinvolgerla passo per passo sicuramente nelle decisioni, ma pure nella costruzione teorica prima e pratica poi di un’alternativa sociale ed educativa. Io non credo nello spontaneismo, ho una concezione avanguardista del fenomeno. Sta a noi fare in maniera tale che l’avanguardismo non porti alla burocratizzazione (termine peraltro abusato da certi compagni). Parlavo prima di “lavoro teorico”: il SISA lo fa per i suoi militanti organizzando ad esempio convegni sulla pedagogia alternativa e su altre questioni, ad esempio la nostra visita alla Scuola di Barbiana, l’incontro con gli ex-allievi di Lorenzo Milani, l’incontro sulla pedagogia dell’aderenza, corsi di formazione politica di base e sindacale, la partecipazioni a assemblee sindacali su problemi del lavoro (non solo scuola quindi!) nei vari paesi europei, e promuovendo le relazioni internazionali ad alto livello (ad esempio con la madre di Carlo Giuliani, Haidi; con Ramon Cardona segretario generale della Federazione Sindacale Mondiale; con l’ambasciatrice di Cuba; con il segretario nazionale dell’Unione dei Comitati di Base italiani, con l’euro-deputato e ex-magistrato di Mani Pulite Giuseppe Di Lello, con l’ex-giudice Antonio Di Pietro, con esperti di Mobbing, con medici del lavoro sul tema amianto, ecc. Il problema dell’organizzazione interna. La storia ce lo insegna: il Collettivo Studentesco Ticinese (indipendente dai comitati di sede) è durato dal 1998 al 2001 ininterrottamente (o quasi), non aveva una struttura organizzata, ma aveva dei leaders che ne garantivano la continuità. Non appena nel 2003 esso ha voluto legarsi alle assemblee e ai comitati di sede, è morto nel giro di un anno, obbligando ad esempio il SISA a decidere la scissione e a reinvestire un mucchio di energie. Proprio su questo aspetto vale la pena spendere alcune parole. Parlo sull’esperienza del SISA, ma sono consigli che stanno in piedi anche per altre organizzazioni. Il SISA ha oggi preferito continuare a darsi una struttura organizzata (nonostante le accuse di burocratismo che ci sono piovute addosso) per evitare di dover rifare il medesimo lavoro di rifondazione anno dopo anno del vecchio Collettivo Studentesco e per non dover dipendere troppo da singoli compagni. Qualcuno penserà – superficialmente – che il SISA è il Max, ma vi assicuro che se il Max se ne va di colpo, gli altri militanti potranno continuare il lavoro senza troppi intoppi: abbiamo degli organi con competenze definite, abbiamo una discreta trasparenza interna e abbiamo una sede da cui tutto parte. Tutto è ancora da migliorare, ma una base ce la siamo data. Quello dell’organizzazione interna è una questione peraltro già sollevata da Leonardo (GMPS) in passato e messa da parte… si avrà il coraggio di riprenderla? MSU come Coordinamento dei Comitati Studenteschi di sede? Se poi i Comitati – aderenti al MSU o meno – vogliono dotarsi di un organo di coordinamento in più, riservato ai soli comitati (che per esperienza definisco “organi istituzionali affidabili solo sul cortissimo periodo”) lo facciano. Anche il SISA, ad esempio, pur facendo parte del MSU è parte integrante di un Collettivo sindacale cantonale e di una Federazione sindacale continentale. Qui nasce insomma un’ipotesi diversa, in parte, da quanto proposto dai GMPS nelle loro pubblicazioni, (anche se la loro è una proposta interessante che va presa in attentissima considerazione). L’MSU lo si potrebbe vedere in questo senso (e come era nelle idee originarie all’interno del SISA e durante la primissima riunione del MSU) come una struttura che assomigli al Fronte Unico Sindacale (FUS) che riunisce VPOD, OCST, ecc. quando se ne sente il bisogno! Sono pensieri in parte confusi, me ne rendo conto, che nascondono un misto di rabbia e di delusione nel vedere la piega presa dal movimento. Ho preso la decisione di allontanarmi dal MSU in parte con toni polemici, lo faccio però sempre da compagno e vi ringrazio per avermi letto fin qui. Se è vero, come diceva il Che, che “gli studenti sono per natura dei rivoluzionari, perché ogni giorno si aprono a nuove cose”, vi saluto con fervore rivoluzionario.